Il Borgo che scrive
Prima edizione 2025
Call estemporanea in Castello e lezioni di scrittura
a cura di Silvia Grossi
con la partecipazione di Paolo Panzacchi.
Un'occasione unica per mettersi alla prova e coltivare il proprio talento narrativo.
Fiori di glicine
di Emiliano Castellucci
Vincitore della prima edizione de Il Borgo che scrive
Le ultime fredde luci della giornata entravano dalla piccola finestra, illuminando parte della stanza. Davanti alla porta chiusa erano rimasti un bicchiere d’acqua e del pane, nessuno dei quali sembrava essere stato toccato. Metà della stanza era coperta dall’ombra, che nascondeva quasi totalmente la ragazza. I piedi, unica parte alla luce, sembravano quelli di un malato. Il resto del corpo, appena visibile, era coperto da stracci lerci e strappati. Il giovane viso assomigliava a quello di un cadavere. La stanza era immersa nel silenzio.
Senza fare alcun rumore una figura pallida entrò nella stanza. Guardo il pane all’ingresso come si guarda un figlio malato, poi il suo sguardo si posò sulla ragazza. Forse avrebbe pianto, se avesse potuto farlo.
“Anche oggi non hai mangiato?”. Pausa. Lei non sembrò neanche accorgersi della domanda. Lui le si inginocchiò di fianco:
“Ti ho portato qualcosa”. Il fantasma aprì la mano: teneva nel palmo un piccolo ramoscello da cui nascevano tanti piccoli petali a grappolo. Il fiore aveva un profumo malinconico. La ragazza lo guardò. Poi lo prese in mano:
“Mia sorella amava questa pianta” sussurrò con voce fioca.
“Come mai?”.
Un attimo di silenzio. I ricordi cominciarono a rifluire nella mente di lei. Tutto a un tratto poteva sentire da lontano la voce di una donna urlare “Dove siete piccole pesti?”. Lei ed un’altra bambina correvano ridendo, tenendo due arance in mano. Quando il pericolo sembrava sfuggito, si fermarono. Si arrampicarono sui rami del glicine che le circondava. Finalmente potevano godersi il loro bottino, circondate dal colore e dal profumo dei fiori.
Mentre raccontava ciò, una lacrima scese dalla sua guancia. Per la prima volta alzò lo sguardo verso lui:
“Te ne andrai anche oggi?”. Gli ultimi raggi del sole stavano abbandonando la stanza.
“Io sarò sempre qui”. Rispose lui rivolgendole un ultimo sguardo affranto.
“Non te ne andare…” sussurrò lei con voce spezzata. Il buio riempiva la stanza. Il fiore era scomparso.
“NON TE NE ANDARE” urlò con le sue ultime forze. Il silenzio era gelido. In lontananza si sentirono dei passi lentamente avvicinarsi alla prigione. Poi silenzio. Infine il suono metallico della serratura che veniva aperta.